mercoledì 13 gennaio 2010

Impressioni Surreali di Gennaio

IMPRESSIONI SURREALI DÌ GENNAIO

Il gelido inverno dalle lunghe mani narra della sua agonia dopo aver imbiancando ogni cosa , sfidando la sorte lascia affiorare tra le fessure
del tempo ricordi, emozioni sottili congiunzione di lingue e logos , canti di città in guerra. Difficile spiegare perché Gianni non volle mai ascoltare la sua coscienza cambiare vita , mettere la testa a posto come si suol dire , egli voleva suonare , era qualcosa più forte di lui . Cosi continuò a strimpellare
la sua chitarra elettrica fino a quel maledetto giorno
in cui crollò il soffitto della sala prove ed una trave di legno massiccio lo schiacciò . Gennaio giunse con il suo silenzio spalancò la porta del nuovo anno accolse in sé ogni male, rinnovando ogni malessere esistenziale e gonfiando ogni bolletta da pagare. Un vento freddo uccise le varie espressione dialettali pendule sulle labbra carnose e l’ossesso della poesia risuonò lento come un vagito per i vicoli decrepiti che s’inerpicano sui colli moribondi fatti di case vecchie e fughe verso luoghi lontani. Presero vita dal vecchio foglio , tra righi ridenti , novelle scritte tanto tempo indietro, dirette verso un domani diverso . Poesiole ballerine ,ritornelli canterini un po’ birichini che si divertono a far scherzi alla gente distratta per strada . Recitate da strambi personaggi , con vestiti colorati , cravatte lunghe fino ai piedi ,con capelli tinti e denti finti . Belli , sani, felici a tutti costi , questo i dogmi per essere qualcuno . Endecasillabi in preda a crisi depressive incitano ora il savio ed ora il santo a compiere miracoli come il moltiplicare soldi e successi . Al lume d’una fiamma votiva ,illuminando uno spazio vuoto un articolo ribelle s’arrampica sui rami d’un discorso improvvisato incomincia a protestare contro i tanti professori d’orchestra incapaci di coniugare il suono con i versi , il serio con il faceto . Istrione nato tra queste piazze , in questi palazzi ho vissuto la mia misera vita tra frizzi e lazzi cercando di far sorridere, di rendere savi chiunque incontrassi , indossando una ridicola maschera , non ho mai preteso nulla in cambio, ma causa il mio interloquire fui catturato e gettato nella gabbia dei leoni per il sol fatto di aver mandato a monte il losco contratto tra il gatto e la volpe. Quanta tristezza per queste mie stronzate , così incominciai a piangere, i fiumi strariparono , la terra tremò ed un urlo sì udì in ogni luogo.
L’unico che rimase insensibile a quel piagnisteo fu un operaio metalmeccanico alle prese con un marcatempo malinconico che non ne voleva di sapere di compiere il suo dovere , iniziare la sua giornata litigando con un impiegato d’ ultimo livello pronto a rivendicare il diritto ad essere preso in seria considerazione .
File interminabili d’ operai ,d’infermieri incavolati , di spazzacamini ,
di borseggiatori , discoli scolari. Si concentrarono tutti in mezzo alla grande piazza e iniziarono a marciare compatti verso il palazzo presidenziale ma senza alcuna autorizzazione ,dopo duri scontri con la polizia non riuscirono a ottenere nulla di buono. Mattino di luce ,apri la finestra e ascolti il canto degli uccelli meccanici in fila sui pali telefonici che cinguettano tra loro .
Oltrepassando ogni regola, vagando nell’ immaginario.
Come un angelo fuggito da un lager , terrorizzato dalla logica nazista ,senza restrizioni intellettuali di partito .
Ad un palmo dalla salvezza eppure condannato ad essere incompreso . Tra grigi giorni , solitario, ascoltando milioni di voci crocifisse. Nella confusione dell’essere simile e dissimile , l’immagine all’uscita di scuola , il bimbo corre incontro la madre e la luce illumina il mondo che divenne improvvisamente diverso come l’aveva sempre sognato chiunque ha in sé una speranza in fondo al cuore..